Il 27
novembre il tour catartico è giunto alla sua tappa cosentina. Scenario: l’auditorium
dell’Unical. Il sold out era indubitabile per una band del calibro dei Marlene,
che con i fans ha stabilito un rapporto solido, alcuni venuti anche da fuori e
con l’incertezza di restare in piedi o peggio di non entrare. L’occasione è
unica ed è da festeggiare.
I manifesti
del concerto in città avevano lasciato man mano posto a quelli elettorali, ma i
fans avevano inciso la data sul cuore. Save the date! La musica dei Marlene non
delude e ripaga in emozioni fortissime, difficili da contenere.
Nonostante gli
anni siano passati, 20 dall’uscita dell’album Catartica, loro conservano un’
energia implacabile che fanno sentire da subito e che trova motivo d’essere in Pansonica,
l’album di nuova uscita che contiene tracce inedite di quello stesso periodo.
Il concerto
ricostituisce il filo tra i vari brani, che allora era stato “spezzato”
dall’uscita dell’album d’esordio di quella che poi diventerà una delle band più
rappresentative del rock italiano.
Con “M.K.”
si erano presentati al pubblico e ora consolidano il rapporto in ordine sparso,
e con l’aggiunta di quello che c’eravamo persi, non perché da meno. Basta
ascoltare “Sig. Niente” o “Sotto la luna” che conosciamo ora in versione
extended.
“Noi siamo
Niente” dice Godano al pubblico e mi fa pensare alla frase di Pasolini
ascoltata di recente nel film di Abel Ferrara “Io sono una forma la cui
conoscenza è illusione”, per cui non vale la pena forse arrabbiarsi con quelli
d’avanti arrivati in ritardo, che si siedono, si alzano, si spostano, e con la
ragazza dello staff, che ti chiede nel buio di raggiungere un altro posto che
farebbe scomodare circa una trentina di persone; mentre Godano canta e tu stavi
bene lì e non davi fastidio a nessuno. Il mondo in cui viviamo è un’ illusione
e allora prendiamola così, Godano stesso ci mostra la strada verso ciò che è
più importante: la sua musica e l’estasi che possiamo raggiungere attraverso di
lei.
Un ritorno
alla genesi dunque per il gruppo e per noi, che li abbiamo ascoltati dagli
esordi. Avevamo il cd sulla scrivania, più spesso nel lettore. Pensieri, riflessioni allora chiusi nella
mente, ri-trovati nei testi di Godano. L’energia dei suoni ci portava avanti
nel mondo, con più ardore e con la voglia di farcela.
Una scoperta della scoperta.
Ascoltarle
in un unico spettacolo è delirio! L’energia è fortissima tra i Marlene, e tra
loro e il pubblico. Un pubblico che arriva spesso in ritardo agli appuntamenti,
ma non di remissivi, che per Godano rinuncia a lamentarsi di non potersi
avvicinare al gruppo, anche se la proibizione si scopre poco più tardi essere
più che ragionevole: si rischiano danni alla location, ricordiamo che il tutto
si è svolto in un teatro.
Per quel che
abbiamo potuto ci siamo mossi e abbiamo cantato, a squarciagola “Nuotando
nell’aria”.
Abbiamo
ri-scoperto un gruppo e un album (anzi due) che possono dare ancora molto,
suggestioni pure che ci portano a farci domande scomode ancora su noi stessi:
non hanno aperto a caso con “Mala Mela” credo.
Momento
catartico davvero per i Marlene, che hanno riproposto con sapiente naturalezza
brani di 20 anni fa, e per i fans, che hanno vissuto tutto questo immersi in un
passato-futuro.
Sul palco:
Cristiano
Godano voce e chitarra
Luca Bergia batteria
Riccardo Tesio chitarra
Luca
Saporiti (Lagash) basso
foto di Carmela Reda
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