lunedì 5 aprile 2010

E il commissario Montalbano ruppe il vetro


Siamo a bordo della "Heart of Gold", ormai da settimane e stiamo viaggiando con la propulsione di improbabilità infinita. Accompagnati dal vecchio Neil Young che spesso si chiude in bagno con un sacchetto contenente una polverina bianca. Forse è diabetico e ha bisogno della sua medicina. Non mi piace quando la gente mi osserva senza abbozzare un cenno di saluto o di complicità. Fantasmi di elettricità attraversano il mio riposo inquieto.
Il Prof. ha terminato il suo saggio "Della pioggia, del vento, del treno e della nave" e adesso per sopperire alla solitudine telefona alla sua signora della notte, quella che lo capisce meglio dei suoi allievi e dei suoi colleghi, ampollosi esseri di celluloide, chiusi nel loro incomprensibile universo di vacuità. "Mettersi a dieta è come smettere di amare se stessi", disse Lei, ingollando un sorso di succo di pompelmo Santal. Sarà l'isteria a premiarci, riflessioni generazionali, senza soluzione di continuità.

E ci sono anche io qui, con un occhio chatto con Silvestro, con l'altro guardo Montalbano che rompe i vetri di una villetta, e con l'orecchio ascolto un pezzo di Warren Zevon, My shits fucked up. E' una fresca serata di aprile, un timido sole ha scaldato le mie camicie infeltrite e i miei ricordi annebbiati, legislatori di se stessi. Questo è il mio blues # 43 o se preferite il lamento del cornuto # 27. Ma lasciatevelo dire che uno che ha fatto il maresciallo di cucina e che di queste cose se ne intende.
"Lascialo stare, fagli credere che ha ragione lui!" Per tutta la vita è stata così, me la sono cavata in qualche modo, ma alla fine erano tutti rapporti falsati.

Ho vissuto una vita sbilanciato sul lato dell'egoismo, il mio culto della personalità si è impadronito della mia anima e a me è rimasta una piccola nicchia di rancori e insoddisfatti desideri; ecco perché ho sempre amato questo tipo di persone, lo sono anche io. Un dannato, un emarginato dal dialogo. Con me è impossibile discutere, tutti mi danno sempre ragione, è come una droga, non posso più smettere adesso! Chi mi aiuterà a fermarmi, ci vorrebbe una pallottola d'argento, ci vorrebbe un amore capace di spingermi al centro della vita per poi stritolarmi fra gli ingranaggi di un copione mutevole: non un cattivo ma un perdente, non un regista ma un attore sul palcoscenico della vita. Life'll Kill Ya

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