lunedì 8 febbraio 2010

Turandot Revisited - Ashes on the flags



"Chi quel gong percuoterà apparire la vedrà, bianca al pari della giada fredda come quella spada è la bella Turandot"

Il chitarrista estrae la sua Martin solid body dalla custodia, il pubblico in religioso silenzio sta fremendo di trepidante attesa.
Il cronista di periferia ha scommesso le sorti della sua carriera su questa performance. Era stato compagno di classe di questo geniale cantautore, passato da poco al cinema e subito dopo al teatro...

Non è di carne o di pane che son fatti o nutriti i giganti.

Dopo un breve arpeggio, sul palco si nota la presenza di un organo Vox. Un trillante susseguirsi di riff, con delicati tocchi va a tessere melodie ariose...

Fuori c'è un amante disperato, con le scarpe di cartone, che si sciolgono lungo il viale dell'anarchia. Insinuante e battente la pioggia si muove oltre il suo umore, quasi a voler rendere scenografico un paesaggio emotivo. Un raggio di luce elettrica s’insinua lentamente fra le sue ferite fresche. Per tutta la vita non aveva provato nulla d’autentico. Qualche breve momento di dolore e incomprensione. Aveva ripudiato il bene per sconfiggere il male. Era un uomo solo.

Nessun amore né gloria, né eroi nei suoi cieli. Si trovava lontano dalla sua casa. Si sentiva sperduto in quella pioggia, nell’impalpabile sospensione del tempo e dello spazio. Fluttuava come uno spirito sull’acqua. La sua vita aveva la consistenza del vapore su un lago artificiale. Trascinava a fatica la sua vanità. Era un uomo interessante senza più nulla da dire.

Nessun commento:

Posta un commento