lunedì 25 gennaio 2010
Venus Rain On The Esplanade
La pioggia continuava. Era una pioggia perenne (come il dolore), una pioggia dura e fumante, una pioggia che era sudore; un prorompere, un irrompere, un precipitare d’acque. Una sferza sugli occhi, una pioggia da inondare ogni altra pioggia, insieme col ricordo di tutte le altre piogge. Pioveva a tonnellate, una pioggia tambureggiante, che decapitava la pineta, tagliava gli alberi come un’enorme cesoia, tosava prati, scavava gallerie, nella terra e dissolveva cespugli. Rattrappiva le mani degli uomini in mani grinzose da scimmie. Pioveva una pioggia vitrea, che non aveva mai fine
Chiedono pietà al mondo strisciando il badge. Sfreccia una moto, cilindri di cromo e maskera di aerodinamica virulenza (In quella stanza il cielo) C’era un silenzio capace di spaccare i vetri e far vibrare le molle di un umido materasso, ai confini del mondo e del mio universo periferico. Reprimo un breve sospiro e metto in tasca un accendino, ne avrò bisogno in questa notte di vaselina e candore. E’ come se la mia anima vagasse, cruda senza il mio permesso, così pè provocà!
Ogni cosa avanza nella notte sorretta dall’oscurità, un ambiguo senso di vuoto ci rende liberi e prigionieri nello stesso tempo e io mi ritrovo solo in questa camera dell’Hotel Europa, a contemplare i barbagli della notte
Tutto è consumato, anche il tuo orifizio. Troverò risposte in ogni fessura e m’infilerò con vigore investigativo. Soltanto la mia anima lasciata a bruciare in questa notte di falò redentivi. Solo il solitario, solo il mio corpo spento e appagato. Anime sudate su un patibolo lenitivo. Il mio corpo non conosce pace, ma la tua lingua mi colpisce più della tua frusta.
Ho provato a far vibrare ancora questo cuore e a schivare ogni pallottola argentata, in questa notte di delirio umorale. Il tuo corpo brucia, il tuo corpo mi è caro, ma il profumo è mutato, come la mia anima. Pietà per i deboli e per questa spada spuntata. Mai stato risoluto. Mai cercato verità in fondo alla mia schiena, ma c’è sempre una prima volta e si è vergini solo per un attimo: e poi, poi ci si corrompe in un mambo lisergico di fuoco e vento
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