mercoledì 25 novembre 2009

Impossible Germany – Wilco Break



Impossible Germany – Wilco Break (Cork Tribute)

Impossible Germany Unlikely Japan Wherever you go Wherever you land I’ll say what this means to me I’ll do what I can / Impossible Germany Unlikely Japan The fundamental problem We all need to face This is important But I know you’re not listening

La prima volta che Demetrio, il periferico armonicista della costa tirrenica, ascoltò la voce di Jeff Tweedy stava cucinando una fantasiosa pasta con pomodoro, pesto e melanzane. La malinconica versione di Simple Twist of fate lo riportava a quella casa di spifferi e pietre bianche, il suo rifugio dalla tempesta lungo il circuito marittimo. Aveva attaccato al frigo quella foto turchese dell’ultima mareggiata. Il mare se lo portava nel cuore, nella mente invece il ricordo di quello che era stato. Lavorava per una grande compagnia californiana. Il suo team era composto per lo più da romani e siciliani scontenti. Adesso era invaghito di una tedesca.

Impossible Germany, così aveva soprannominato questa teutonica collega. Una ragazza dai seni pesanti che indossava maniacalmente gonne corte. Aveva un buffo giubbotto di pelle marrone in stile Happy Days. Demetrio in quell’ambiente aveva trovato una sua dimensione. Certo il lavoro nei primi tempi era stato un po’ duro. Tutte quelle issue, la presa in carico delle operazioni, la logistica e i colleghi del supporto tecnico. E poi lui, nonostante fosse un uomo dei suoi tempi, con la tecnologia non aveva avuto mai un grandissimo rapporto.

Viveva coi suoi compagni in una mansarda giù a North Main Street. Non aveva nulla a parte un paio di rugginose armoniche Hohner, ma era convinto di avere ogni cosa / Quella notte si sentì ancora vivo, innocente e immacolato, ancora per qualche istante e come erano limpidi i cieli d’Irlanda, alle volte (Sky Blue Sky)

Novembre fu scandito dal suono dei Wilco e dalle jam al Nancy Spain. Aveva comprato un’armonica nuova in Re, e con quella poteva suonare uno dei suo pezzi preferiti, You ‘re a big girl now. Non voleva prendere in giro nessuno. Il suo cuore e tutti gli spleen erano rimasti tra la salsedine di quel materasso umido lungo la costa tirrenica.

Demetrio appena arrivato a Cork, non sapeva nemmeno chi fosse Rory Gallagher, ma dopo un paio di mesi e tanto tempo speso di fronte al Tesco, centro commerciale dove campeggiava il monumento a Rory e dove gli artisti di strada erano soliti riunirsi e fare cappello suonando con l’anima appesa al filo della carità cristiana, un’idea su questo impressionante e compianto irish bluesman se l’era fatta. Alcuni erano dei formidabili performer, come il suonatore di banjo che si accompagnava suonando una chitarra acustica con i piedi scalzi e delle belle frasi appalachiane capaci di scaldare anche quelle fredde, umide giornate.

Intanto al Nancy Spain si erano lanciati in una alcolica resa di Free Bird dei Lynyrd Skynyrd. Demetrio s’era improvvisato bassista, e se la cavava piuttosto bene, malgrado tutto. La jam era stata organizzata da un folle tastierista romano, Nicky, un ventiseienne funambolo del supporto tecnico, tatuato dalla testa ai piedi. Aveva sei piercing e un dilatatore all’orecchio destro. E quando correva sulla tastiera sembrava una mangusta eccitata. Suonava un Vox Continental Combo del ‘67 che il proprietario del Nancy spacciava per l’organo suonato da Lou Martin tastierista di Rory Gallagher, durante lo storico concerto del 1974 tenutosi al Marquee.

Rammentò fra i fumi del whiskey quella neverending night trascorsa nell’aeroporto di Dublino, con una scolaresca di Milano. Quella era stata una notte speciale, per lui, l’anno della maturità e dei mondiali vinti in Germania, in quello scantinato di via Bellezza, a suonare come dannati e a guardare le partite con una strampalata comitiva di australiani, canadesi e uruguagi. Ma fu durante il formidabile solo di Nels Cline che Demetrio comprese la sua impossibilità di tener dentro quella gioia e quel sentore di solitudine. Irrompeva come una lama incandescente su quella notte irlandese, ancora una volta…

“Il compito dell’artista è quello di cercare dentro di sé un pur piccolo brandello di bellezza per trasmetterlo agli altri”

Oh I know you’re not listening If this was still new to me I wouldn’t understand But this is what love is for To be out of place Gorgeous and alone Face to face With no larger problems That need to be erased Nothing more important than to know Someone’s listening Now I know You’ll be listening

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