sabato 2 luglio 2011

Il Testamento di Odisseo


Solo poche semplici parole

Solo un brivido che separa il trillo della virtù dalle melliflue e inconsistenti vacuità dell’animo umano. Gioia verso l’abisso infinito che mi separa dalla follia, dalle sinuose e plastiche visioni del Futuro. Domani ci sveglieremo ancora dentro la nostra mortale vestigia
Danzeremo forse come spiriti fatati, che vagano senza soluzione di continuità nell’etere

Perché non sappiamo far altro che respirare, perché la nostra natura liquida si è fatta carne

Aspiriamo ad uno stato solido che non ci appartiene, siamo pesci di un mare silente
Siamo piccole lucciole che vagano nella notte, illuminate da piccoli led,
Tutto ciò che desideriamo è il desiderabile. Tutto ciò che siamo è un riverbero, un soffio di una passata e gloriosa antichità.

Polvere che si posa sopra il tempo, sulle nostre vite.

Ma questa storia non respirerà del grandioso tocco epico, e questo ci rende tristi.
Eppure il segreto risiede dentro il nostro codice del dolore. Svuotate le mie viscere e saprete cosa sono stato, e cosa ho amato. Svuotate il mio armadio e vedrete che ho cercato di essere uomo umile ed essenziale.

Meglio non accumulare ricchezze, il tesoro dei pirati rallenta la corsa verso la verità, e io corridore infaticabile nella notte, preferisco reggere questa fiaccola e cercare luce, comprensione di questo Caos, di tutti gli elementi del cosmo, della mia natura inquieta.

Ho ancora fede, e speme e cerco un paio di caviglie indistruttibili capaci di ridarmi energia, di rendere meno faticoso il mio tragitto. Ma nella corsa so già che dovrò affrontare delle prove, fare delle scelte, salutare dei compagni di viaggio per sempre.

Polvere che brilla e si fa porpora, nella notte. Respiro fatato di un ruggire ancestrale. Sento fragori di battaglie e glorie passate che forse non torneranno e questo mi rende cupo, bagnando di consapevolezza il mio presente.

Meglio non vivere rivolti al passato, il passato è una lama rovente che squarcia il nostro presente. C’è qualcosa di magico e di sbagliato nel suo ricordo, nel suo fragore. Destiamoci dunque e rendiamo il futuro qualcosa di cui rendere partecipi tutti. Anche chi ci ha preceduto.

I nostri sogni non sono fiabe: coraggio andiamo a realizzarli!




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