domenica 31 ottobre 2010

Zenone non trova il codice di migrazione

“E’ proprio sgonfia quella maledetta ruota destra! Oggi mi sento sgonfia pure io, però, e lo so che mica tutti i giorni posso sorridere al mondo, e so anche che quel cretino del mio collega dirà qualcosa di stupido anche oggi. E’ fatto così, parla, straparla, mi dice cose stupide, però è simpatico, buffo!

Anche la vita è buffa, fai un passo indietro, inciampi sulle cose, poi a volte non le trovi, metti tutto sotto sopra, fino a capire che sei tu che non trovi, ma io oggi so benissimo dove mi trovo, sono esattamente nel paradosso di Zenone, quello del piè veloce Achille e della tartaruga. Achille venne sfidato da una tartaruga in una corsa. A patto di concedergli un passo di vantaggio.

Ma Achille nel paradosso di Zenone non potrà mai raggiungere la tartaruga. Dato che Achille dovrebbe prima raggiungere la posizione occupata precedentemente dalla tartaruga che, nel frattempo, sarà avanzata raggiungendo una nuova posizione che la farà essere ancora in vantaggio; quando poi Achille raggiungerà quella posizione nuovamente la tartaruga sarà avanzata precedendolo ancora. Questo stesso discorso si può ripetere per tutte le posizioni successivamente occupate dalla tartaruga e così la distanza tra Achille e la lenta tartaruga pur riducendosi verso l'infinitamente piccolo non arriverà mai ad essere pari a zero.”

È passato così tanto tempo da quando una sconosciuta ha dormito nel mio letto. Guarda come dorme dolcemente, quanto devono essere belli i suoi sogni. In un'altra vita deve aver posseduto il mondo, o essere stata fedelmente sposata a qualche virtuoso re che scriveva salmi al chiaro di luna. Sapete sono un sognatore, un po’ romantico e inconcludente, come ogni sognatore che si rispetti.

Credo nell’amore nella passione per questo mi guardo bene dal confessare se amo, se provo sentimenti per una persona, ma credetemi ne provo di continuo, e spesso faccio fatica a trattenere le mie emozioni. Sono fatto così, sono fatto molto male, credo!
Ora sono qui in questo call center, non canto più canzoni d’amore, o meglio le canto solo per me stesso. Ho preso un sentiero non battuto una volta, dove non è chi è veloce a vincere la corsa, ma chi è meritevole, chi sa discernere parole di verità.

Proprio come nel paradosso di Zenone dove il pelide Achille non può raggiungere la tartaruga, come nel mio sogno dove corro ma non ti raggiungo e non potrò mai dirti ciò che penso. Qualcun altro sta parlando con le mie labbra, ma io ascolto solo il mio cuore. Ho fatto scarpe per chiunque, ma preferisco camminare scalzo.

Ascolta, se stai viaggiando nella luminosa terra del sud dove i venti soffiano impetuosi lungo il meriggio autunnale. Ricordami a colei che vive là e che una volta fu il mio sincero amore. Ascolta, se vai lì quando il vento diviene gelido e quando i fiumi ghiacciano e finisce l'estate, ti prego, accertati che lei indossi una pelliccia così calda da proteggerla dall'ululare dei venti che dorma nel suo piumone caldo.

Ti prego, guarda per me se la sua chioma è ancora lunga se fluisce e si sparge lungo il suo collo di cigno. E se pensi che queste mie parole siano scomode o prive di senso o ti abbiano offeso pensa che è stato tutto un gioco o uno scherzo del caso e che quel matto burattinaio voleva vedere se ero in grado di sbrogliare la matassa, facendomi cadere ai tuoi piedi. Davanti alla tua bellezza poteva incespicare chiunque, perché non io, che sono solo un piccolo sognatore di periferia.

E se pensi che queste mie parole ti abbiano offeso pensa che è stato tutto un gioco o uno scherzo del destino che ci ha messo uno di fronte all’altro, con le nostre sconfitte e i nostri desideri che sappiamo nascondere bene con un sorriso e una smorfia. Ma tu sei qui, proprio come me, diretti verso un punto nascosto da un orizzonte di fuoco. Camminiamo insieme oppure non camminiamo affatto, ma cerchiamo di sorridere ancora e di sperare in un futuro migliore dove le nostre lacrime si trasformeranno in gioia infinita.

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